La modalità in incognito non è così segreta come pensi: cosa devi assolutamente sapere

La modalità in incognito non è così segreta come pensi: è la più usata da tutti, ma forse c’è qualcosa che tu che la usi dovresti assolutamente sapere

La modalità in incognito per le ricerche online è usata da milioni e milioni di persone in tutto il mondo. Di solito la si usa per non lasciare traccia, per non finire nella famosa “cronologia”. Ma c’è qualcosa che forse vi dovreste chiedere: siete davvero impossibili da rintracciare come pensate?

modalità in incognito, non è così segreta
Modalità in incognito, non è così segreta come pensi (Facebook) ffwebmagazine.it

Se siete tra quelli che scelgono la modalità in incognito, forse ci sono un po’ di cose che dovreste sapere. L’università Leibniz di Hannover in Germania ha condotto uno studio che rivela che molti di noi hanno un pensiero sbagliato di quella che è la modalità privata. Ad esempio, non è vero che utilizzandola siamo immuni da virus informatici o che la nostra posizione non venga rilevata dai dai sistemi, né che non saremo oggetto della pubblicità mirata. Le policy dei motori di ricerca è vero che non è così chiara e da spazio ai fraintendimenti.

Modalità in incognito: tutto quello che dovresti sapere

Yasemin Acar e i suoi colleghi hanno analizzato il grado di comprensione delle persone che le persone hanno dei browser in modalità privata. I ricercatori hanno chiesto a 460 partecipanti e hanno ricevuto delle risposte sul tipo di protezione che viene offerta dalla modalità privata.

Modalità in incognito, cosa devi sapere
Modalità in incognito, non è così segreta come pensi (Facebook) ffwebmagazine.it

Ciò che è emerso è che dopo aver letto la policy, alcune persone continuano ad avere le idee poche chiare sulla navigazione privata sbagliando le risposte ai quesiti. Ad esempio, il 23% dei partecipanti rimaneva convinto che in modalità in incognito il governo non potesse risalire alla cronologia di navigazione e che lo stesso valga per il proprio datore di lavoro.

Sappiate però che non è così, perché il browser non salva la cronologia di navigazione, non salva e non accede a determinate informazioni e ai cookie, ma i dati vengono lo stesso registrati dal provider del servizio Internet, quindi si può comunque risalire. Il 27% delle persone riteneva per errore che la navigazione privata offrisse una protezione maggiori contro i virus, mentre il 31% pensava di sfuggire del tutto agli annunci mirati. Poco più del 40% credeva sbagliando che la propria posizione non potesse essere rilevata in incognito. Dunque, secondo Acar, le policy del browser dovrebbero essere più trasparenti e smetterla di far credere qualcosa di completamente falso agli utenti che si fidano del proprio computer.

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